Bentrovato Mister, eccomi di nuovo per un altro appuntamento con un mio nuovo articolo per MisterCalcio.com, dedicato al mondo della preparazione fisica, questa volta parlando della riatlezizzazione fisica.
Dopo aver parlato di prevenzione infortuni, andremo a vedere nel dettaglio, come dobbiamo comportarci per rimettere in campo un nostro giocatore quando l’infortunio è avvenuto.
Chiaramente in questa fase il ruolo principale dovrebbe essere quello del preparatore fisico.
Una figura che non tutti possiamo avere a disposizione nel nostro staff ed è per questa ragione che secondo me, serve essere consapevoli della base teorica, per aiutare i nostri atleti a tornare in campo nelle migliori condizioni.
Abbiamo già detto in precedenza che nel calcio gli infortuni sono molto frequenti, e coinvolgono in genere i principali distretti muscolari o articolari degli arti inferiori.
Le prime fasi post infortunio, quindi acuta e post-acuta sono generalmente seguite dalle figure sanitarie specializzate nel settore (ortopedico, fisiatra, fisioterapista).
Mentre le fasi del recupero funzionale e della riatletizzazione sono delegate al preparatore o all’occorrenza anche all’allenatore.
Contenuto
Cosa è la riatletizazzione fisica?
La riatletizzazione è un concetto introdotto negli ultimi anni per definire la parte finale del percorso di recupero da un infortunio ed è sicuramente la parola chiave del nostro argomento di oggi.
Mentre in passato si faceva coincidere il ritorno all’attività agonistica col finire della fase di riabilitazione, le moderne conoscenze hanno imposto di programmare e attuare un periodo di riatletizzazione prima del ritorno completo all’attività agonistica.
Gli sportivi, e nello specifico i nostri calciatori infatti, necessitano non solo di recuperare la piena funzionalità lesa con l’infortunio, ma anche la gestualità sport‐specifica e le capacità condizionali adeguate al livello competitivo di appartenenza.
Sui nostri campi purtroppo solitamente assistiamo a dei velocissimi rientri in gruppo degli atleti dopo le cure mediche.
Ci si limita a fargli seguire poche sedute individualizzate, nelle quali spesso questi calciatori praticano un leggero allenamento rivolto solo alla ripresa dell’attività.
Un esempio comune le lunghe corse lente alle quali spesso si sottopongono i calciatori post trauma.
Dopo questa fase molto approssimativa, avviene subito il reintegro in squadra.
Spesso si effettua o in base alle sensazioni degli stessi calciatori, oppure semplicemente una volta trascorso un certo tempo che ci sembra appropriato.
Tutto questo tuttavia è sbagliato e soprattutto inefficace!
Così facendo, si favorisce soltanto un aumento dell’incidenza delle recidive, che possono prolungare il periodo di stop del giocatore e portare a sintomatologie più marcate.
Come procedere al rientro in campo dopo un infortunio
Fortunatamente anche in quest’ambito ci viene incontro la scienza che ha dato dei parametri ben precisi da seguire per la migliore rimessa in campo possibile, basandosi sulla valutazione dell’infortunio subito.
In tutto questo, l’obiettivo principale è il ripristino della massima efficacia fisica.
Quindi all’interno del programma di riatletizzazione identificheremo per primi degli obiettivi di preparazione generali.
Ovvero quelli che mirano ad aspetti fisici non propriamente specifici del calcio come la riacquisizione dell’elasticità e della coordinazione del sistema muscolo‐tendineo.
Inoltre il raggiungimento di un soddisfacente livello organico e neuro‐muscolare finalizzato a ricreare la simmetria tra gli arti inferiori in termini di spinta e di coordinazione.
In seguito passeremo a degli obiettivi specifici che saranno finalizzati a far ritrovare al calciatore la totale confidenza con l’attrezzo di gioco, prima individualmente e a livello analitico (senza avversario).
Gradualmente s’inseriranno altri compagni e situazioni di gioco sempre più vicine alla gara.
Ovviamente non è possibile trattare tutti i casi specifici di infortunio dei nostri calciatori, perciò quello che vi fornirò è una sorta di protocollo generale.
Ovviamente restando nell’ambito di lesioni di piccola o media entità (lesioni muscolari, distorsioni, contusioni, etc…) e non di problematiche lunghe, come potrebbe essere una lesione legamentosa per la quale serve un iter molto più impegnativo.
Quindi indipendentemente dall’infortunio subito, che potrà determinare alcune accortezze particolari, parliamo di casi in cui i nostri calciatori hanno già provveduto a un ottimale riabilitazione e quindi si presentano da noi senza controindicazioni alla pratica sportiva.
Sicuramente prima di rientrare in campo è necessario recuperare a pieno:
- le qualità aerobiche e il tono muscolare (come viene fatto nella maggior parte dei casi);
- la propriocettività (in particolar modo nel caso di lesioni articolari);
- l’elasticità e la coordinazione muscolare alle sollecitazioni intense (cambi di direzione, arresti, salti ecc.).
Esercitazione per il ritorno in campo di un atleta
Di seguito mister ti mostro un esempio pratico per un ritorno in campo di un nostro calciatore.
Descrizione
In questa proposta vediamo come procedere alla prima parte della riatletizzazione del nostro atleta appena tornato al campo per gli allenamenti dopo essere stato dichiarato guarito.
Un’ipotesi per una prima seduta di allenamento potrebbe essere:
- corsa continua intorno al campo senza variazioni di ritmo, 15′ di corsa, 4′ recupero, 15′ di corsa, 4′ di recupero;
- leggera seduta di forza muscolare, utilizzando esercitazioni di forza isometrica (es. squat), 40” in tenuta e 20” di recupero per 6/8 ripetizioni.
Trascorso qualche giorno il nostro atleta può prepararsi ad esercitazioni leggermente più impegnative:
- corsa con variazioni di ritmo nello spazio assegnato (figura A);
- tra i coni blu e quelli gialli corsa lenta mentre tra i coni blu viene eseguito un leggero cambio di ritmo. Si lavora a tempo, 6′ di lavoro, 4′ di recupero, 6′ di lavoro e 4′ di recupero;
- Lavoro di forza muscolare come affondi in avanzamento, 10 ripetizioni (5 per gamba) 30” di recupero, ripetere il lavoro per 5 serie.
In una fase molto avanzata della rimessa in campo infine potremmo iniziare a lavorare anche su gestualità come i cambi di direzione (figura B).
In questo caso lavoriamo ancora su angoli di lavoro aperti, solo nella fase finale invece useremo angoli di lavoro chiusi con cambi di direzione oltre i 90 gradi.
Conclusione
Siamo giunti al termine di questa prima parte del mio articolo per MisterCalcio.com che avrà una continuazione nella prossima uscita.
Ti aspetto!
Ciao,
Francesco Pacini.