A cominciare dalla categoria dei Pulcini, il bambino di otto anni che proviene dalla categoria Piccoli Amici, in cui i confronti avvengono solo sotto forma di manifestazioni comprendenti giochi a confronto, si affaccia per la prima volta ad una partita “vera”. In questo periodo così delicato e particolarmente favorevole all’apprendimento (la cosiddetta “età dell’oro”), non ci stancheremo mai di ripetere l’importanza di far giocare TUTTI i bambini a disposizione di ogni singola squadra, proprio perché è un loro diritto partecipare e divertirsi. All’uopo la Federazione stabilisce che gli incontri debbano comporsi di tre tempi, specificando che tutti gli iscritti alla lista partecipante alla partita stessa debbano giocare almeno un intero tempo dei primi due, con la possibilità di utilizzare il cosiddetto “cambio volante” nella terza frazione di gioco, giocando quindi due terzi della gara. Lo scendere in campo è elemento estremamente importante per la formazione del bambino, anche quelli, come li definisco io, “meno predisposti per l’attività calcistica”. Questi innanzitutto si sentiranno parte integrante della squadra e in qualche modo al pari di tutti i compagni, traendone senza meno un beneficio psicologico che aumenterà sempre più la loro autostima e quindi la loro motivazione intrinseca (cioè quella spinta interiore che sostiene l’impegno in un’attività in cui si traggono delle soddisfazioni da ciò che si fa). Tutto questo innescherà la voglia di apprendere tutti i gesti e le situazioni legate al gioco del calcio, in quanto il bambino diventa consapevole di quanto appreso e di cosa deve fare per migliorare ulteriormente.